Situazioni opposte: The Hollow e Kyoukai No Kanata

Nelle ultime settimane mi sono ritrovata ad avere a che fare con due serie d’animazione molto diverse, che hanno suscitato nella mia persona effetti praticamente opposti: il primo mi ha incuriosita da subito ma si è rivelato molto diverso dalle mie aspettative, mentre l’altro non mi ispirava quasi per nulla e ha finito, poi, per prendermi molto più del previsto.

Vado quindi a parlarvi di The Hollow e Kyoukai No Kanata.

The Hollow

The Hollow è una serie animata canadese approdata su Netflix qualche mese fa e a base fantasy. Mi ha colpito fin dalla prima volta che Netflix mi impose di vederne il trailer perchè la trama mi ricordava l’inizio di una qualche avventura di D&D: i tre protagonisti, Adam, Kai e Mira, si risvegliano, senza memoria, in una stanza sconosciuta, dal quale devono uscire. Una volta fuori, si rendono conto di essere in un mondo strano, con creature pericolose, cure magiche e si riscoprono in grado di compiere azioni fuori della norma. Hanno così inizio le loro avventure, che li porteranno ad affrontare molti pericoli nel tentativo di ritrovare la via di casa.

Come accennato sopra, la trama mi aveva incuriosito e per i primi episodi sono stata guidata dalla voglia di scoprire quale fosse la causa dell’amnesia di questi ragazzi e soprattutto in che tipo di mondo si fossero ritrovati. Le loro disavventure e il loro dover compiere missioni improbabili inizialmente mi ricordavano lo stile dei giochi di ruolo, ma con l’avanzare degli episodi (10 in totale) ho finito per svalutare molto il titolo per diversi motivi: la mancanza apparente di un filo conduttore, il comportamento infantile di uno dei protagonisti, l’assenza quasi si spessore nelle vicende. In generale l’opera rimane piuttosto vuota e il finale, ad essere sincera, non mi è piaciuto particolarmente. Avrei preferito che si fermasse 10 minuti prima, a costo di lasciare un finale aperto.

Insomma: nonostante si possa essere interessati ad andare avanti con gli episodi per via del mistero dietro questo mondo fantasy, fondamentalmente l’ho trovato un titolo adatto a un target molto giovane.

Kyoukai No Kanata

Quest’altro titolo l’ho, invece, trovato grazie a twitter (dato che ho iniziato a seguire diversi account che postano immagini di anime) e, dopo averne letto la trama sul web, mi sono convinta a dargli una chance, principalmente perchè mi piaceva lo stile dei disegni e perchè, essendo sempre un’opera breve (12 episodi) ho ritenuto che non mi avrebbe portato via molto tempo.

“Un giorno, lo studente liceale Akihito Kanbara salva istintivamente la sua compagna Mirai Kuriyama, che sembra essere sul punto di suicidarsi lanciandosi dal tetto. Tuttavia, Mirai approfitta del gesto per trafiggere Akihito con una spada formatasi dal sangue della stessa ragazza, ma rimane sorpresa nello scoprire che Akihito è un “mezzo-yōmu immortale”, proveniente dall’unione di un umano e di una creatura sovrannaturale chiamata yōmu. Dopo aver capito che Mirai è una Ikaishi (lett. “guerriera del mondo degli spiriti”), specialisti nel proteggere gli umani dagli yōmu, e l’ultima discendente del proprio clan, detto “del sangue maledetto” le loro vite si intrecciano dato che Akihito cercherà di aiutare Mirai a conquistare sicurezza nella lotta agli yōmu, e Mirai in cambio non cercherà più di ucciderlo.”

Wikipedia

Dopo il primo episodio, tuttavia, sono rimasta abbastanza perplessa da essere indecisa se lascir perdere o meno. La trama mi era sembrata assurda, Mirai peggio che mai, Akihito fin troppo pacifico e con un fetish eccessivo per le ragazzine con gli occhiali. Insomma, lì per lì ho pensato fosse abbastanza una porcheria. Ma ho deciso di non giudicare dal primo episodio e ho continuato la visione, per scoprire, poco a poco, che questo anime aveva altro da offrire. Certo, di momenti di leggerezza ve ne sono a palate (anche troppi, per un titolo così corto) e alcuni dei personaggi riescono ad avere comportamenti alquanto assurdi e estremizzati, ma la trama è meno scontata di quello che potrebbe sembrare a prima vista e anche il passato dei due protagonisti è interessante (oltre al fatto che Mirai combatte solidificando il proprio sangue, cosa che ho trovato assolutamente fantastica), le relazioni tra i vari soggetti messi in campo sono piacevoli e ho gradito anche il finale, meno prevedibile di quel che mi aspettassi.

Alla fine, quindi, pur non entrando tra i titoli che ho preferito in assoluto, è un anime che tratta di legami e solitudine e nel complesso l’ho trovato abbastanza piacevole da volervene parlare.

Chiudo questo post portando l’attenzione sul fatto che il canale YouTube della Yamato Animation ha iniziato a pubblicare un anime in contemporanea con il Giappone, sottotitolato in italiano, che credo valga la pena di essere recuperato. Si chiama Cells at Work e ricorda un po’ il vecchio Esplorando il corpo umanosolo in versione molto nipponica!
Vi lascio il trailer, qualora vi avessi incuriositi. Io e Darling, inutile a dirlo, lo stiamo già adorando.

Al solito, fatemi sapere se avete visto/state vedendo una delle opere che ho citato, cosa ne pensate e, se vi va, consigliatemi pure dei titoli animati brevi da recuperare in questa calda estate.

A presto,

Iya&Ceres

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