Me and My Avalanche

E’ almeno un anno che rimando questo post.
Per paura?
Perchè non riesco a costruire un discorso sensato?
Perchè questo fantasma che mi perseguita a tratti si nasconde e a tratti riemerge?

Fatto sta che ve ne voglio parlare. Ne voglio parlare. Perchè ho bisogno di ammettere che esiste. Che questa valanga c’è e colpisce forte.

Ma andiamo con ordine. Proviamoci, almeno.

Fin da piccola ho sempre avuto la sensazione di non essere come gli altri: grande idealista, avevo un mio modo, a volte anche troppo innocente e utopistico, di vedere il mondo, e mi sentivo presa in giro, derisa da chi avevo intorno, soprattutto i miei coetanei. Mi distaccavo anche dalla mentalità degli adulti, che mi sembrava incoerente, fredda e limitante. Ad oggi riconosco che forse queste premesse potrebbero essere comuni, che alla fine ci siamo sentiti tutti, almeno una volta, diversi e fuori luogo.

Crescendo ho iniziato a mettere  dei filtri e ad abituarmi all’idea di essere considerata “diversa“. Ho imparato a trattenere parte dei miei pensieri, a nascondere i miei sogni, i miei desideri più intimi e a mostrarmi schietta sul mio modo di essere, enfatizzando ciò che ero e che mi piaceva, così da allontanare fin da subito tutti quelli che non apprezzassero il mio ascoltare certi generi musicali, il mio guardare anime da una vita, il mio vestire di nero. Ovvero tutto ciò che di “diverso” ancora mostravo al mondo.

Tutto questo, ovviamente, se da una parte mi ha rafforzata, dall’altra ha contribuito alla nascita di un pensiero ancora più forte e più profondo nella mia persona. Quel “sono diversa” è mutato in qualcosa che non aveva una forma o un nome preciso, celato in una qualche parte buia del mio io.

Poi sono arrivate altre esperienze, è passata tanta acqua sotto i ponti e altrettante nuvole nel mio cielo. E anche nelle belle giornate, ho iniziato a sentire quella perenne presenza nella mia vita, come la luna nel cielo notturno, che a volte si mostra, altre no, ma tanto c’è. E come se ne va, ritorna.

Ho iniziato a percepire qualcosa di nuovo, che la gente vede (di me e di ciò che la circonda) solo quello che vuole. Ho iniziato a sentire che nessuno mi ascoltava davvero. Ho iniziato a pensare che io e il resto del mondo non parlassimo la stessa lingua, altrimenti sarebbe stato impossibile per le persone fraintendere le mie intenzioni, le mie parole, i miei sentimenti. E ho capito.

Ho capito che quel “sono diversa” era già mutato da tempo in un “sono sbagliata. Non in senso assoluto, in realtà. Mi voglio abbastanza bene da non considerarmi come il nulla cosmico, come qualcosa che non dovrebbe esistere. Ma sbagliata rispetto alla logica comune, rispetto a “gli altri”, rispetto al mondo.

Ho capito che il mio isolarmi, di tanto in tanto, era dovuto al mio sentirmi distante dagli altri. E ho anche capito che a volte questa distanza mi fa bene, altre volte mi fa male. Il mio rafforzare il mio amore per come sono non fa che rendermi consapevole del distacco verso gli altri, quindi a volte questa sensazione mi porta a sentirmi più forte, altre volte mi fa sprofondare nella convinzione che sono destinata a non trovare mai qualcuno che parli veramente la mia lingua, che sappia leggermi dentro.

Questo è valido anche nei confronti delle persone che amo, degli amici e dei familiari che mi sono vicini. Anche se voglio bene a loro e sò che loro ne vogliono a me, a volte sento questo muro invisibile che mi blocca e mi ricorda che comunque non possono vedermi in maniera completa, perchè ci sarà sempre un angolo d’ombra che non capiranno o non vorrò mostrare loro.

Probabilmente non sono l’unica a sentirsi così, lo so.
Forse non è una cosa neanche così strana, forse tutti si sentono, sotto sotto, incompresi e inadatti. Sbagliati.

Nella mia presa di coscienza di questa situazione, di questa mia forza, di questa mia debolezza, ho incotrato lei. LA canzone. Quella di cui ho già accennato in passato, quella che sento come mia, quella che fatico a condividere con le persone “reali” per paura capiscano troppo di me.
Anche se tanto nessuno si ferma mai a tradurre la canzone preferita di qualcun altro…

Avalanche, Bring Me The Horizon. Vi ho già parlato di loro, ma non vi ho mai parlato di LEI. Perchè senza questa premessa non avreste mai capito quanto importante fosse, per me, questa valanga, quanto a fondo tiri e di come questo sentimento, che a volte mi fa sentire intoccabile, sappia essere soffocante come mani intorno al mio collo.

Cut me open and tell me what’s inside
Diagnose me cause I can’t keep wondering why
And no it’s not a phase cause it happens all the time
Start over, check again, now tell me what you find

Cause I’m going out of frequency
Can anyone respond?

It’s like an avalanche
I feel myself go under
Cause the weight of it’s like hands around my neck
I never stood a chance
My heart is frozen over
And I feel like I am treading on thin ice

Am I broken? What’s the chance I will survive?
Don’t sugarcoat me, cause I feel like suicide
Just give it to me straight cause I’m running out of time
I need an antidote, now what can you prescribe

It’s like an avalanche
I feel myself go under
Cause the weight of it’s like hands around my neck
I never stood a chance
My heart is frozen over
And I feel like I am treading on thin ice
And I’m going under

I need a cure for me cause a square doesn’t fit the circle
Give me a remedy cause my head wasn’t wired for this world
I need a cure for me cause a square doesn’t fit the circle
Give me a remedy cause my head wasn’t wired for this world

Cause I’m going out of frequency
Can anyone respond?
Cause I’m going out of frequency
Can anyone respond?

It’s like an avalanche
I feel myself go under
Cause the weight of it’s like hands around my neck
I never stood a chance
My heart is frozen over
And I feel like I am treading on thin ice
And I’m going under

I need a cure for me cause a square doesn’t fit the circle
Give me a remedy cause my head wasn’t wired for this world
I need a cure for me cause a square doesn’t fit the circle
Give me a remedy cause when it hits, well it hits like an avalanche.

Alla fine, è tutto qui. Sbagliata o meno, questo è ciò che sono, oltre a tutto il resto.
Alla fine sono riuscita a parlarne. Non so ce ne fosse veramente il bisogno, non so se questa cosa potrà darvi fastidio, non so se vi annoierà o vi lascerà indifferenti o vi farà sentire parte di qualcosa, meno soli.

Fatto sta che per il mio compleanno, quest’anno, ho deciso di regalarmi questo “coming out”.
Perchè avevo bisogno di ammettere con qualcun altro che questa parte c’è.

O forse serviva a rafforzarla ancora, solo per sentirmi meglio?

 

Iya&Ceres

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3 Risposte a “Me and My Avalanche”

  1. Io credo che nel mondo ci stanno bene gli egocentrici, gli arroganti, gli stupidi e i presuntuosi. Le altre persone invece hanno sicuramente dei disagi, delle preoccupazioni e delle paure.

    1. Presumo che sia così e che il sentirsi un po’ sbagliati o un po’ diversi non sia poi così infrequente. Alla fine, però, anche prendendo coscienza di non essere soli nella stessa condizione, ognuno finisce per combattere da solo i propri fantasmi.

  2. Del fatto che avresti continuato a parlarmi non dubitavo molto, ma sicuramente le nostre ultime conversazioni ti saranno sembrate un po’ diverse ora.

    Il discorso del “trovare qualcuno che capisca” onestamente mi lascia ancora qualche perplessità: è da tempo che credo che la comunicazione e il confronto sia importante in un rapporto vero, ma non sono del tutto convinta che possa portare a un’empatia così profonda da riuscire a leggere i sentimenti dell’altro. E non sempre ha senso stare a spiegare, ogni volta, ciò che si prova o si pensa.

    Per quanto riguarda un certo “Don” di nostra conoscenza, devo dire che in più di un’occasione ha tirato fuori delle belle perle e degli ottimi spunti di riflessione. Non se ne incontrano frequentemente di così ispirati.
    Grazie comunque per la bella riflessione e per le belle parole. Sicuramente ci vedremo una di queste sere. ♡

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