Talking of Ten Count with Onee-chan

Non so bene perchè, ma sono rientrata in uno di quei periodi in cui ho voglia di riscoprire-rispulciare qualche yaoi e, girovagando nel magico mondo della rete, mi è caduto l’occhio sulla trama di Ten Count, manga di Rihito Takarai, composto da 6 volumi, serializzato a partire dal 2013 e da poco concluso. Così ho deciso di recuperarlo e, solo a fine lettura, confrontandomi con mia sorella, mi sono resa conto che era lo stesso manga che lei aveva accennato nel post speciale di San Valentino (che potete trovare qui), quindi mi sono detta: perchè non parlarne insieme?

Trama

Shirotani è un ragazzo affetto da misofobia, patologia che lo porta a provare terrore nei confronti di tutto ciò che è sporco. Nonostante vivere nel mondo esterno sia per lui difficile, il giovane riesce a trovare un lavoro e gestire la sua quotidianità, pur mantenendo un distacco, sia fisico che emotivo, dal resto del mondo. Un giorno, per via di un incidente stradale che coinvolge il suo capo, Shirotani incontra Kurose, che, in quanto psicoteraupeta, inizia a seguirlo nel suo cammino di cura.

Commento

Dalla trama stessa emerge che quest’opera non è un banale yaoi romantico “da batticuore” (e frizzantezza in camera da letto), ma è chiaro che punta molto sul suo lato drammatico e psicologico. Questo sua voluta profondità, devo dirlo, lo rende molto accattivante e, sicuramente, di un altro spessore rispetto ad altri titoli dello stesso genere, spesso scontati o incentrati eccessivamente sul rapporto fisico tra i personaggi. La storia scorre velocemente, i flashback nel passato dei due protagonisti sono forti e coinvolgenti, i disegni sono molto piacevoli, il rapporto tra Shirotani e Kurose a tratti intenerisce, mentre altre volte crea una discreta perplessità nel lettore.

Sicuramente è un titolo che merita di essere preso in considerazione, anche se, mi duole ammetterlo, cade un po’ verso il finale, soprattutto per come l’autrice ha voluto trattare l’approccio sessuale tra i due.
Come se, per altro, problemi psicologici come la misofobia possano effettivamente essere curati con il sesso…

È scorretto, in generale, dire che le psicosi possano essere curate: non si supera mai veramente un disturbo del genere, si impara a gestirlo e, spesso con l’aiuto di farmaci, condurre uno stile di vita il più autonomo possibile. Una patologia mentale non può essere quindi paragonata ad una patologia del corpo. In questo caso si tratta il disturbo ossessivo compulsivo, dove si può cercare di limitare i gesti (compulsioni) come succede nel manga, ma bisogna tener presente che senza consulenze psicologiche fisse e senza l’uso di farmaci il problema del pensiero ossessivo non si “risolve”, ed è quindi spesso solo una questione di tempo prima di avere una ricaduta che faccia riemergere gli atti.

Nel caso di Shirotani si può trovare all’origine di tale disturbo un episodio dal forte contenuto traumatico, ma credo sia scorretto individuare interamente la causa in esso. Il protagonista ha poi vissuto il disturbo come “scusa” per evitare le relazioni, fintanto che non si è ritrovato di fronte ad un se stesso troppo limitato da quella barriera da poter aiutare il suo capo quando c’è stata l’emergenza. Il punto di svolta che l’ha portato ad intraprendere un percorso educativo, infatti, non è stato l’incontro con Kurose, ma il non essere stato in grado di salvare il suo capo, per cui provava gratitudine e affetto, solo perché per farlo avrebbe dovuto toccarlo.

Il progetto dei 10 punti mostrato in questa storia può essere sensato se consideriamo come finalità superare le misofobia e come obiettivo il saper affrontare ogni singola azione, ma sicuramente il raggiungimento dell’obiettivo non si ha praticando quell’azione una sola volta, ma per un periodo prolungato di tempo e aggiungendo, di volta in volta, l’azione successiva a quella già affrontata. Detto ciò, nel progetto ideato da Kurose mancano comunque le tempistiche e le azioni che si fanno per affrontare tale cammino (come almeno due incontri con lo psicoterapeuta a settimana e il training mentale).

Ma ad essere onesti, questo rapporto non può essere considerato educativo sin dal principio per svariate ragioni, prima tra tutte il fatto che l’avvicinarsi di Kurose avesse delle motivazioni nascoste. Ciò ha fatto si che la distanza necessaria in un rapporto educativo fosse compromessa. Inoltre, conosciuto e affezionatosi a Shirotani, Kurose va incontro a un fenomeno definito controtransfert, in cui il terapeuta si “infatua” del paziente. Probabilmente consapevole di questo, Kurose si allontana da Shirotani, compromettendo non solo la loro relazione ma anche il suo percorso riabilitativo: è, infatti, il venir meno della fidata figura di Kurose a mandarlo in crisi, tanto da farlo regredire significativamente.

Tuttavia è bello come venga mostrato, alla fine, che Shirotani non era l’unico ad aver bisogno di Kurose per superare il suo trauma, ma anche Kurose ad aver bisogno di Shirotani per andare avanti con la propria vita.

Mi sono piaciuti molto alcuni aspetti della patologia che traspaiono dal manga come il fatto che Shirotani non sentisse inizialmente il bisogno di un terapeuta, che venga mostrata la nausea del misofobo nel tram, vari accenni di Kurose sul significato della postura e della gestualità di Shirotani, il dubbio dello psicoterapeuta sul percorso da intraprendere e come intraprenderlo in base alle problematicità ed il benessere del paziente, così come dettagli più banali come il fatto che, nel capitolo extra “Kurose-kun, Shirotani-san and Android?” venga attribuita a Kurose la matricola con la S di sadico, mentre a Shirotani la M di masochista. In generale è apprezzabile la tenerezza dei due e sono molto carini anche il personaggio del capo di Shirotani e del collega e amico Mikami.

Anche a me, comunque, non è piaciuta la miracolosa guarigione che sembra avere Shirotani alla fine (ho capito che il sesso aiuta per tutto, ma non fino a questo punto!). 😛

Detto questo, speriamo di essere riuscite a incuriosirvi e contemporaneamente a mettervi in guardia sul fatto che, nonostante possa inizialmente sembrare un’opera molto realistica, Ten Count è comunque una storia d’amore un po’ romanzata, con tanti pro ma anche qualche contro.

Noi ve lo consigliamo e speriamo di avere un vostro feedback nei commenti, sia qualora vi sia piaciuto, sia qualora non sia stato di vostro gradimento.

A presto,

Iya&Ceres e Onee-chan

Note: Le immagini mostrate in questo articolo non sono di nostra proprietà e sono state inserite a solo scopo illustrativo.
Spread the love

2 Risposte a “Talking of Ten Count with Onee-chan”

  1. Non ne avevo mai sentito parlare… fra tanti titoli, ogni tanto me ne perdo qualcuno!
    Sembra interessante perchè amo la psicologia incasinata.. ci faccio un pensierino! ;p

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Please, don`t copy text!