Iya&Ceres – Le origini: Yu Yu Hakusho (il mio "primo" anime)

Dopo molto tempo dall’ultima visione, sono riuscita a recuperare quello che amo considerare “il primo anime” serio (non per trama ma per significato) della mia vita. Con questo non intendo che sia stato il primo cartone in assoluto, perché ovviamente, come tutti i bambini di quell’età (8-10 anni), ero già abituata a guardare tutti i titoli passati da Italia 1, come Sailor Moon, Dragon Ball, Lupin e altri big del tempo. Quello che considero il mio primo anime, invece, è un titolo trasmesso su altre reti, meno seguite dai miei coetanei del tempo (ovvero prima La7 e poi MTv) e che è stato importante per la mia formazione perché ha decretato un mio interessamento più attivo al mondo degli anime e manga giapponesi. Per la serie “Iya&Ceres – Le origini”, oggi vi parlo di Yu Yu Hakusho!

Immagine per il 25° anniversario dell’anime.

Intro

Yu Yu Hakusho (tradotto in Italia come Yu degli spettri) è un cartone animato shonen di 112 episodi, ispirato all’omonimo fumetto di Yoshihiro Togashi e trasmesso, per la prima volta, nel 1992 (per cui ha festeggiato giusto nel 2017 i suoi 25 anni). La serie è composta da quattro archi narrativi (che da qualche parte vengono indicati come appartenenti a due diverse stagioni):

– L’arco del Detective del mondo degli spiriti (episodi 01-25)
– L’arco del torneo delle arti marziali nere (episodi 26-66)
– L’arco di Sensui (episodi 67-94)
– L’arco dei tre re (episodi 95-112)

Trama

Yusuke Urameshi è un ragazzo di 14 anni molto problematico: si comporta da teppista, passa le giornate facendo a pugni, salta spesso la scuola e, come è facile dedurre, ha per questo una pessima reputazione. Tuttavia Yusuke è anche un ragazzo di buon cuore e infatti sacrifica la sua vita per salvare un bambino che sta per essere investito da un auto in corsa. Una volta morto, il fantasma di Yusuke viene portato nel Mondo degli Spiriti, dove il Piccolo Enma, l’autorità responsabile di questo mondo, gli comunica che la sua dipartita non era prevista e che quindi il ragazzo ha la rara possibilità di tornare in vita. Per fare questo, però, dovrà prima affrontare delle prove per dimostrare di meritare l’accesso al mondo dei vivi, poi dovrà rimanere a disposizione del Mondo degli Spiriti come detective, col compito di affrontare situazioni delicate che coinvolgono demoni e entità sovrannaturali e che mettono a rischio l’umanità.

Personaggi principali

Nonostante durante l’intero anime si incontrino una valanga di personaggi di ogni tipo, le colonne portanti di questo anime si contano (quasi) sulle dita di una mano. Abbiamo ovviamente Yusuke, poi Kuwabara, Kurama e Hiei, che sono i nostri quattro “prodi combattenti”, poi possiamo includere due personaggi fondamentali del Mondo degli Spiriti, ovvero Botan e il Piccolo Enma, e due figure femminili molto importanti nella vita del protagonista: Keiko e la Maestra Genkai. Il resto dei personaggi, anche quando piacevoli o simpatici o approfonditi, sono comunque secondari ai fini narrativi, salvo qualche nemico che non citerò per evitare spoiler a quanti non avessero ancor avuto modo di imbattersi in questo titolo.

Protagonista indiscusso dell’opera, Yusuke è un ragazzo che ha una chiara filosofia di vita, che lo accompagnerà dal primo all’ultimo episodio: quando qualcuno non la pensa come te, può spuntarla solo chi mena più forte. L’unico modo per affermare la propria superiorità è essere più forte dell’altro, senza però dimenticarsi di rispettare l’avversario e senza ricorrere a metodi scorretti per accaparrarsi la vittoria. Questo suo modo di fare da tipo “forte ma onesto” (che ricorda a tratti il buon Goku: “ti rispetto anche se vuoi distruggere il mondo”) lo porta a convertire al suo credo quasi ogni personaggio valido della storia, anche quelli che fino a un attimo prima bramavano la distruzione del mondo degli umani.
Nonostante il modo di pensare piuttosto semplice e diretto, Yusuke rimane un bravo ragazzo, in grado di dare tutto se stesso per i compagni, un avversario instancabile e pieno di risorse e un combattente con un’incredibile determinazione a migliorarsi continuamente, anche a costo di soffrire le pene dell’inferno.

 

Fin dai primi episodi ci viene presentato anche Kazuma Kuwabara, altro teppista coetaneo di Yusuke che ha come scopo nella vita quello di sconfiggere il nostro protagonista. Nonostante le prenda sempre di santa ragione, Kuwabara non demorde e cerca in ogni momento di sfidare il suo “acerrimo nemico”, di cui tuttavia ha una profonda stima, al punto che, al momento della morte di Yusuke, sarà uno dei pochi a rimanerne veramente sconvolto. Tra i due si formerà un legame molto forte e quando Yusuke inizierà ad addentrarsi nelle rischiose faccende del Mondo degli Spiriti, il rumoroso Kuwabara lo seguirà, diventando un fidato  compagno di avventure.

Ci sono poi Kurama e Hiei, entrambi provenienti dal Mondo dei Demoni, con caratteri totalmente opposti.
Il primo ha creato un forte legame con il mondo degli uomini, legame per il quale sarebbe disposto a morire e, forse per questa sua determinazione, forse per la sua natura in parte umana, legherà da subito con Yusuke.


Hiei, invece, sarà uno dei suoi primi avversari e inizierà a cambiare nel comportamento e nelle intenzioni solo a seguito dell’incontro col protagonista.

Ovviamente c’è poi da citare Keiko, amica di infanzia di Yusuke, con cui il protagonista ha un forte legame affettivo. Keiko a volte ricopre il ruolo di madre, cercando di riportare il protagonista sulla retta via e rimproverandolo senza remora ogni volta che salta la scuola, altre volte è la donzella da salvare e, sempre e comunque, è una grande sostenitrice di Yusuke… anche se passa buona parte del tempo a invocare il suo nome e poi piangere o svenire.

Genkai, invece, è una potente e saggia maestra di arti marziali, di cui Yusuke, quasi per caso, diventerà discepolo. Sarà la persona che darà di più al nostro protagonista, lo formerà nel carattere e nel fisico, portandolo ad essere il grande combattente in grado di infiammare il cuore di ogni avversario (affermazione volta a ribadire che a volte alcuni sfidanti sembrano quasi innamorarsi del ragazzo). Penso di non esagerare nel dire che Genkai diventerà quasi come una seconda madre per il protagonista, e considerando quanto sia menefreghista e senza speranze la vera madre, direi che Yusuke guadagnerà moltissimo da questo incontro.

Botan e il Piccolo Enma, infine, sono le classiche figure che dovrebbero essere serie ma spesso e volentieri alleggeriscono la situazione, con gag e battute. Il loro compito è quello di guidare il protagonista nelle sue imprese, ma il più delle volte, pur fornendo un discreto aiuto, sono loro stessi a mandarlo incontro ai peggiori pericoli, quasi come fosse carne da macello. Non che abbiano alternative, eh… (Credo).

Botan e le due versioni del Piccolo Enma: quella adulta (da mostrare in pubblico) e quella reale.

Commento

La prima cosa che ho notato recuperando questo cartone è che, oltre all’espetto retrò dei disegni (che comunque amo tutt’ora), delle animazioni e delle sigle, si chiacchiera un sacco. Tante chiacchiere prima dell’azione, tanto parlare durante i combattimenti, tante spiegazioni date anche per spiegare l’ovvio. Questa caratteristica, che ad oggi è una pecca ai miei occhi (ma che ovviamente non era assolutamente un problema da bambina) è presente in tantissimi titoli del tempo (basti pensare a Ken il Guerriero o Dragon Ball, giusto per fare due esempi comprensibili per tutti) e devo dire trovo appesantisca molto gli episodi, dando sempre l’impressione che si stia tentando di allungare il brodo.

Altra cosa che ho potuto constatare riguardando “da grande” e tutto insieme Yu Yu Hakusho è che, nonostante le situazioni differenti, c’è un unico filo conduttore in tutta la serie: il fatto che Yusuke voglia sempre menare le mani. Come accennavo sopra, ogni problema, in questo cartone, è risolvibile solo tramite una scazzottata e questo potrebbe sembrare sensato, in fondo stiamo pur sempre parlando di uno shonen che parla di lotta, no? Si… ma anche no. E’ normale che il protagonista debba passare alle maniere forti per sconfiggere i nemici che minacciano la terra e gli umani, e che quindi solo il più forte avrà la meglio e potrà decidere le sorti di una situazione, ma non è del tutto normale che, anche davanti a nemici malintenzionati e fuori di testa, l’unico pensiero di Yusuke sia “è forte ma devo sconfiggerlo da solo, è una lotta tra me e lui”. E non è neanche normalissimo che per via di questa sua caratteristica, il protagonista riesca a far regredire tutti allo stadio “vediamo chi è il più forte e meniamoci in allegria” (anche nemici che prima puntavano a usare esseri umani come spuntino della mezzanotte, per dire).

Ci tengo, poi,  sottolineare una importante verità, che già avevo percepito al tempo e che è pesata maggiormente in questa nuova visione: la prima parte è decisamente molto migliore della seconda. Non solo è più entusiasmante e c’è un effettivo sviluppo delle situazioni, un’evoluzione nei personaggi, ma i nemici stessi hanno un senso. La parte di Sensui, in particolare, presenta molteplici difetti, da aspetti apparentemente no-sense della trama, forzature, episodi infiniti e il nemico in sé, nonostante la fama di essere intelligente, sembra comportarsi come un bambino. La saga successiva, quella dei Tre Re, ultima della serie animata, porta a un leggero rialzo della qualità della storia e dell’attenzione dello spettatore, ma sarebbe stato meglio se fosse stata connessa direttamente ai primi due archi narrativi e se fosse durata un po’ di più, così da mostrare altri scontri interessanti o evolvere gradualmente verso il finale.

Tutto questo non significa che Yu Yu Hakusho sia una brutta opera. In generale, la serie presenta anche dei combattimenti interessanti, ben pensati e alcuni molto vari,  con diversi colpi di scena, ma alla lunga, soprattutto per via del calo degli ultimi due archi narrativi, può risultare un po’ ripetitiva e monotona. Altra pecca che va un po’ a ledere l’opera è che, nonostante vengano sempre presentati molti personaggi, alcuni anche con delle storie potenzialmente interessanti, non si riesce mai a dare loro una vera tridimensionalità, se non ai protagonisti principali, che spesso risultano essere comunque un po’ lineari o piuttosto stereotipati.

Aggiungo, prima di concludere, sono una piccola nota: il doppiaggio italiano non è affatto male (soprattutto paragonandolo a certi sentiti di recente in altre opere), ma a metà serie c’è un casino con le voci di alcuni personaggi secondari, che cambiano ogni 2×3, provocando un discreto fastidio nello spettatore. In me, in particolar modo.

Concludendo

Mi ero prefissata da tempo di rivedere quest’opera e sono felice di averlo fatto, nonostante l’impressione che mi ha fatto sia molto diversa da quelle di anni fa. Il risultato di questa nuova visione è esattamente quello che mi aspettavo: trovo che Yu Yu Hakusho sia un anime con una bella idea iniziale e delle potenzialità, che tuttavia non sono stati gestiti al meglio. Anche considerando che l’anime è datato e il target della tipologia di cartone, non si può soprassedere su alcuni suoi difetti. Mi ha fatto estremamente piacere rivederlo, mi sono divertita e ho riassaporato l’entusiasmo che avevo provato nel vederlo da piccola, amo alcuni dei suoi personaggi (tra cui Kurama, precursore del mio fetish per i ragazzi dai capelli rossi) e la sigla d’apertura, che ascolto sempre con nostalgia, ma anche se lo considero un po’ “un classico” del genere, al giorno d’oggi sicuramente non sarebbe il primo titolo che consiglierei a chi deve approcciarsi agli shonen.

Raccontatimi di voi: avete mai visto Yu Yu Hakusho? O qualcuno di voi ha letto il manga e può fare un confronto? Che personaggi avete amato o odiato? Lo reputate un titolo ancora valido?

Vi lascio i link agli scorsi post di Iya&Ceres – Le origini, qualora vi interessasse recuperarli: i primi fumetti one-shot (qui) e le prime mini-serie manga (qui).

A presto,

Iya&Ceres

Ps: le immagini utilizzate in questo post non mi appartengono e hanno puro scopo illustrativo.
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2 Risposte a “Iya&Ceres – Le origini: Yu Yu Hakusho (il mio "primo" anime)”

  1. Io ho letto il manga di Yu Yu Hakusho (a scrocco) e mi è piaciuto molto. Ho anche un po’ seguito l’anime ma non completamente perchè dopo aver letto il manga, la versione animata non mi sembrava reggere il confronto (poi c’erano anche questioni di tempi e orari).
    Come manga secondo me potrebbe avere ancora una forte presa ma l’anime un po’ meno perchè l’animazione fa passi troppo grandi nel tempo mentre la carta resta sempre tale anche se gli stili di disegno variano.

    1. Se dici così mi incuriosisci un sacco… chissà che non riesca a recuperare anche il manga in futuro. :3
      Prima però sicuramente “lavorerò” su quella che è stata la mia prima serie a fumetti vera e propria… :p

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