Quanto dista la fine della corsa?

Ognuno nella propria vita ha una meta, un obbiettivo. Che sia a lungo o a breve termine, l’uomo è incapace di vivere senza. Si studia per fare quel lavoro, si lavora per guadagnare abbastanza per quel viaggio, si cerca di avvicinarsi a qualcun altro per potercisi legare… Se non puntiamo ad un traguardo, cercando di raggiungerlo con tutte le forze, la nostra vita è priva di senso.

Quello che mi sto chiedendo ultimamente è: quando è il momento di lasciar perdere? E’ giusto ridimensionarsi, rivalutarsi e cambiare traiettoria?

Normalmente a qualcuno direi, così come probabilmente fareste voi, che non bisogna mai smettere di inseguire i propri sogni, che anche se ci sono periodi bui, difficili, pesanti, se si tiene duro prima o poi si arriverà dove si vuole o si raggiungerà un glorioso traguardo.

Ma, ovviamente, non tutti siamo fatti per la gloria. Non dico che ci siano persone migliori di altre, ma sto parlando di particolari predisposizioni a determinati ambiti. Andando al punto, se mi accorgo che non ho il cervello o le doti per fare una cosa, quanto è giusto che io perseveri nel farla? In fondo la felicità potrebbe venire anche da altre strade, da altre persone, da altri progetti…

Ho sempre creduto che sarei stata la prima a rendermi conto di quello che volevo, di quello che valevo e di dove potevo spingermi, ma sono caduta in una malsana sensazione di inadeguatezza a ciò che mi circonda. Non capisco se la mia testa mi sta abbandonando o se lo sta facendo solo la mia voglia, se è un mio problema psicologico o fisiologico, se ho paura o se per la prima volta nella mia vita sto trovando il coraggio di valutare quello che c’è fuori dal mio percorso. E se non riesco più neanche io a capirmi, chi mi indicherà la realtà? Chi mi conosce e capisce abbastanza bene da sapere cosa voglio e di cosa ho bisogno, ma ha un’intelligenza e una conoscenza abbastanza solidi da poter valutare la situazione?

Gli amici con cui ne parlo sono solo in grado di darmi consigli sul mio modo di agire. Chi sta fuori mi dice che posso smettere, ma devo sbrigarmi a decidere, chi sta nel mio stesso ambiente afferma che ho problemi di metodo e mi spiega come dovrei approcciarmi allo studio. Nessuno capisce che il problema non è come faccio una cosa, ma il mio non capire se la voglio fare o meno a mandarmi in crisi. Come puoi dare il 100% in qualcosa se non sei più neanche convinto che sia quello che vuoi davvero?

La mia famiglia, invece, non credo che sentirà parlare di questo dilemma finchè non lo avrò risolto. Per loro sono una spesa infruttuosa e il massimo che riescono a fare per incoraggiarmi è dirmi di “non diventirmi soltanto, ma di studiare anche un po’“… come se io passassi la mia vita a non fare niente, sperperando i loro averi. Il loro ruolo è solo quello di muta giuria in agguato alle mie spalle, che mi fissa anche quando sono sola per giudicarmi, manco fossero Dio che mi punisce per i miei peccati!

Sono sola davanti alla mia scelta. Come lo siamo tutti, il più delle volte, nelle scelte importanti. Nessuno probabilmente potrà far niente per aiutarmi, alla fine solo il tempo e gli errori possono insegnarci o farci capire quale è (o era) la scelta giusta, ma ogni tanto mi capita di chiedermi quanto dista la fine di questa corsa e se riuscirò ad arrivare fino in fondo, superando il traguardo, o se dovrò radere al suolo questa mia visione costruita di futuro per una più ignota meta.

– Iya&Ceres – 
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8 Risposte a “Quanto dista la fine della corsa?”

  1. Io ho tristemente rinunciato ai sogni perchè, per quanto non fossero complessi, vivo in un contesto che non mi permetterà mai di fare quello che desidero.
    Quello che faccio è continuare a fare il mio dovere anche se non mi piace.. in qualche modo cerco di trovare piccole soddisfazioni in altre cose (vedi manga, bambole e piccoli hobby)..
    Se fossi davvero soddisfatta della mia vita, probabilmente non cercherei rifugio in così tante passioni extra.

    La scelta per la tua vita spetta a te, devi valutare quello che vuoi e quello che ti circonda.. in qualunque caso, in bocca al lupo!

    1. Anche io sono in cerca di qualcosa che mi faccia sfogare, perchè penso che avere degli hobby sia sempre di aiuto per svuotare la mente e per esprimere quel lato creativo che normalmente è nascosto – e in quest’ultimo punto tu sei molto brava! 🙂

      Grazie per il sostegno, spero di trovare presto quello che cerco.

  2. In genere non mi permetto di “dare consigli” su argomenti così delicati.
    Anzi, in genere non intervengo neppure, visto che non conosco personalmente la persona che ha scritto il post (parliamo di blog o di qualche social, ovviamente; ben diverso è il discorso se riguarda amici/amiche o pesone che conosco bene).

    Ma questo tuo post mi tocca così profondamente da vicino che non posso proprio non intervenire.

    Credo di avere circa il doppio dei tuoi anni (forse anche di più) e per questo mi preoccupa il fatto che altre persone possano passare quel che ho passato io e lasciarsene poi condizionare per tanto, troppo tempo. Cosa assolutamente non piacevole.

    Cercherò di essere sintetico (ma se vuoi chiacchierare un po’ sul tema, possiamo “sentirci” via email. Senza impegno eh!).

    Si pone sempre l’accento sulla necessità di “seguire i propri sogni”, prendendo spesso ad esempio quelle poche persone che “ce l’hanno fatta”.
    Quasi mai, se non mai, specialmente da giovani, si prende in considerazione l’ipotesi di “RIDIMENSIONARE i propri sogni”, ossia raggiungere quel tanto di maturità e lucidità necessari per capire se i nostri sono, appunto (solo) “sogni” o non piuttosto “ipotesi di realtà” raggiungibili.

    L’ideologia “americana” del “se vuoi puoi fare tutto!” mi è sempre sembrata una gran falsità: vaglielo a dire a uno/a nata in uno slum di Calcutta o a una persona nata in una famiglia operaia col solo padre che lavora e tre figli da mantenere o a chi ha un carattere estremamente timido e introverso o a chi fa la fame o…
    Insomma, ci siamo capiti.

    Altra cosa: nessuno/a è obbligato/a a “sapere perfettamente ciò che vuole”; anche queste sono un po’ favole dell’Ottocento. Quel che vogliamo fare/ottenere dalla vita è un misto di casualità, esperienza, educazione, corredo genetico, ambiente familiare ed esterno. Non parliamo di “scintille divine” che ci illuminano sulla via di Damasco!

    Unendo queste due considerazioni, dico che non c’è nulla di male a non sapere (ancora) cosa si vuole “per davvero” (anche perché la vita stessa ci porterà a cambiare idea od/ed obiettivi, anche molte volte) e non c’è niente di male a non capirsi ancora del tutto.

    Ma tutto ciò, anche se non è “male”, fa soffrire e il tuo post ne è un esempio lampante.

    Ma è anche un esempio lampante di bassa autostima e mancanza di fiducia (cosa che, visto che stiamo parlando fuori dai denti, hai già mostrato in altri tuoi post).
    Anche qui: nulla di male, ognuna/o è fatta/o com’è fatta/o. Solo che il non sapere e il non decidere, fanno soffrire e il problema è come eliminare, o almeno attutire, questa sofferenza.

    Momenti di crisi rispetto allo studio (immagino che tu faccia l’università, mantenuta dai tuoi genitori, e che tu sia in un momento di forte crisi sul fatto se continuare o meno) ne hanno tutti/e e anzi, cerca se puoi di non sentirti “unica al mondo” in questo, perché anche sentirsi troppo “speciali” nelle cose che fanno soffrire contribuisce a non risolvere il problema.

    Cosa posso fare ora se non dirti la mia esperienza in 4 parole?
    Non ho avuto la fortuna di essere mantenuto all’università, ho cominciato a lavorare subito dopo il diploma (padre operaio, neinte soldi: ricordi?).
    Mi sono iscritto all’Univ. a 30 anni, mentre lavoravo, rincorrendo il mio sogno di diventare Orientalista.
    Dopo circa 2 anni, a lavorare e studiare insieme “non ce l’ho più fatta” (= non avevo gli attributi e la voglia di continuare a mettermi in gioco, a rinunciare a qualcosa per ragginugerne un’altra) e ho mollato, dicendomi – falsamente – che tanto “preima o poi avrei ripreso”.
    Sono passato quasi 25 anni da allora e OVVIAMENTE non ho più “ripreso” e per circa vent’ani ho avcuto dentro una ferita lacerante perché non avevo “raggiunto il mio sogno”, cioè diventare Orientalista/Indologo.

    [Sogno peraltro irrealizzabile comunque: chi è Orientalista è ricco di famiglia, deve fare molti viaggi (costosi, ovvio) in Oriente, deve cominciare prestissimo, deve fare ricerca, dottorati, procurarsi libri che costano la metà del mio stipendio mensile ecc. ecc. ecc.]

    Solo nel momento in cui ho deciso di RIDIMENSIONARE i miei sogni ho raggiunto una certa (godibilissima!!!) serenità e l’ho piantata di rincorrere sogni impossibili.

    In questo ho una posizione molto diversa da quella di Nyu81: hobby, interessi e passioni secondo me, non sono cose che “ci aiutano a sopportare la vita”, ma sono proprio LA VITA stessa, sono le cose che AMIAMO REALMENTE, quelle per cui NON CI PESA FARE SACRIFICI, quelle che NON METTIAMO IN DISCUSSIONE!

    Paradossalmente, se stai studiando filologia classica ma ti sembra che saresti più felice nel fabbricare bambole di pezza, molla filologia classica e mettiti a fare bambole!
    (Sempre, ovviamente, col dato di realtà se il tuo sogno sia realizzabile concretamente o meno).

    Tornando allo studio, e poi chiudo (e mi scuso per la “saccenza” e la lunghezza…), è evidente, da come scrivi e dai pensieri che esterni, che tu hai la capacità di studiare qualsiasi cosa tu voglia, ma non saranno né i tuoi genitori né i tuoi amici, né un anziano cretino che ti scrive un commento lunghissimo sul tuo blog a farti capire cosa vuoi davvero, ma potrebbero solo – eventualmente – farti riflettere su cosa PERDERESTI e cosa invece GUADAGNERESTI nel cambiare percorso.

    Scriviti da qualche parte i pro e i contro, guardali nero-su-bianco, scrivi anche le cose che ti sembrano più assurde come pro o contro e valutale spietatamente.
    Magari il tuo futuro non è nello studio, magari il tuo futuro è solo nello studio, non c’è NESSUNA GARANZIA che ti impedisca di sbagliare (mi spiace…), ma ci sono solo le tue attitudini e le cose CONCRETE della vita e alcune di esse non si possono cambiare, nemmeno “se lo si vuole disperatamente” (a meno che non si creda nella magia).

    Non so se questa mia ultima frase ti possa servire o al contrario contribuisca alla confusione, in ogni caso me ne assuno la responsabilità: personalmente ho avuto bisogno di andare da una psicologa per qualche anno, per farmi aiutare a superare l’immensa frustrazione derivatami dall’aver “mollato gli studi”.

    Ancora scusa per la logorrea…

    Ti abbraccio.

    1. Caro Orlando, grazie mille per questa tua risposta. Innanzitutto perchè hai espresso un tuo parere, cosa che mi fa sempre piacere ascoltare, poi perchè, per farlo, hai condiviso una tua esperienza personale, mettendoti a nudo come neanche certi amici, a volte, sono in grado di fare.

      Non nego di essere un soggetto con poca autostima. Non dubito della mia personalità e del mio carattere, ma ho sicuramente molta meno fiducia nelle mie capacità. Quando scrivo di questi post non lo faccio per piangermi addosso, ma per esprimere una sensazione o una condizione che sento molto forte e reale, per poterla condividere con gli altri, tuttavia mi rendo conto che lascio trasparire il mio lato più debole. Solo che non avrebbe senso cercare di nasconderlo, soprattutto in questo mondo virtuale che ho creato appunto per mettermi in gioco davvero per come sono.

      Molte delle cose che hai scritto possono suonare dure, ma lo fanno solo perchè sono altrettanto vere. Purtroppo non siamo tutti fatti per fare tutto, per arrivare ovunque e non potremo mai sapere fino alla fine se abbiamo fatto la scelta giusta. Ma questo non significa che non possiamo trovare il nostro equilibrio. In questo punto ci credo profondamente. Per quanto questa scelta dovrò affrontarla da sola, quanto hai detto e i tuoi consigli mi aiuteranno di sicuro a rivalutare anche altri punti di vista e magari riuscirò, prima o poi, a raggiungere anche io la mia “godibilissima serenità”.
      Intanto, grazie ancora, davvero, per tutto il calore e l’interesse che mi hai mostrato! ♡

      Un grande abbraccio!

  3. Salve, sono solo una signora che gira per i blog per statistiche, ma facendo “zapping” di blog in blog e leggendo il primo articolo di ognuno mi sono imbattuta nel tuo. Pensavo fosse il classico blog di una adolescente lamentosa sulla sua vita ingiusta e sul suo fidanzato immaturo (o bastardo che dir si voglia), invece ho riscontrato tematiche molto comuni negli adolescenti ma anche negli adulti di oggi giorno.
    Potrei dirti che la teoria della lista di Orlando non è male, ma io aggiungirei 1 cosa: alla fine della lista rileggila e vedi per quale parte stai ancora cercando qualcosa da aggiungere, quella sarà probabilmente la cosa che vuoi fare.
    Se invece ti dovessi dire qual’è la cosa giusta ti direi… Niente! Assolutamente niente!
    Vedi, dal mio punto di vista di sociologa laureata da pochi anni che sta facendo la sua gavetta posso sicuramente dirti che una risposta non esiste! Ma d’altronde lo sappiamo tutti che la relatività è la legge base di questo mondo!
    Vedi: il mio sogno era di diventare giornalista, ma il mio stile di scrittura era troppo banale per gli standard di oggigiorno! Forse cinquant’anni fa, in un altro stato, sarei stata una buona giornalista (parafrasando ciò che mi ha risposto un professore eticamente molto corretto). Così ho deciso di cambiare strada. Avevo un fidanzato all’epoca che mi disse: “non far scegliere agli altri cosa fare della tua vita, in fondo ci sono sempre degli interessi alternativi ai nostri sogni, per alcuni diventano hobby, per qualcuno un modo per esprimersi, per altri un lavoro.” Poi ha aggiunto che c’è sempre un modo per diventare importanti perchè l’importanza è relativa! Per qualcuno puoi essere una nullità e per qualcun’altro sarai per sempre importante! Inutile dire che l’ho sposato! 😉
    Quello che voglio dire è che non ho smesso di scrivere anche se ho cambiato strada ma che, quello che era solo un interesse (sociologia e statistica) l’ho fatto diventare un lavoro!
    Ora, se non te la senti di continuare molla tutto! Fare qualcosa senza volerla fare veramente non ha senso, non apprendi e non ti porta da nessuna parte. Non so cosa tu stia studiando ma mi piace come scrivi, provare a fare uno scambio!? Fai diventare quello che studi un approfondimento nella tua vita, se t’interessa veramente, e fai diventare un tuo hobby ciò che vuoi fare veramente. Scrivi poesie, canzoni o semplicemente racconti brevi, oppure recensisci film! Mi pare tu abbia fatto un lavoro del genere con una serie tv… Buffy se non erro… e se diventasse la strada!?
    Ero partita con l’idea di incoraggiarti facendoti esempi di persone che hanno combattuto contro terapie impossibili e riabilitazioni improbabili e hanno ottenuto lo stesso risultati impressionanti, ma mi sono impersonificata troppo! :S Comunque non pensare a ciò che credono gli altri. Pensa. Ipotizza. Realizza. O almeno provaci! e ciò vale sia per l’università sia per un altro probabile futuro.
    Spero di averti dato quanto meno uno spunto di riflessione.
    Con stima Giorgia.

    1. Cara Giorgia,
      grazie per aver lasciato un commento in questo blog, anche se ci sei capitata per caso. Ti rispondo con piacere, anche se non so se riuscirai a leggere quanto sto per dirti.

      La tua teoria sulla lista di Orlando mi ha ricordato una frase che ho letto qualche tempo fa e che aveva lo stesso significato. A grandi linee diceva che quando sei indeciso sul da farsi devi lanciare una monetina, e mentre sarà in aria saprai esattamente cosa vuole il tuo cuore. Un metodo tanto giusto quanto poetico.

      Ciò che ti disse il tuo fidanzato di allora è meraviglioso, magari ci fossero più persone così comprensive e dolci in giro… hai fatto bene a sposarlo! XD
      Scherzi a parte, proverò di certo a valutare tutte le mie possibilità, facendo qualche tentativo reale, impegnandomi anche in campi diversi, mettendomi in gioco, finchè non troverò una risposta. Intanto, grazie mille anche a te per aver lasciato un segno significativo in questo blog e per avermi mostrato un po’ di te e condiviso la tua esperienza!

  4. Io ho fatto la facoltà che desideravo fare, una delle facoltà più dure in assoluto (specialmente nell’ateneo della mia città) e adesso lavoro nel ramo in cui ho studiato. Sai una cosa? Il lavoro mi piace ma mi fa schifissimo in contesto industriale con cui ho a che fare tutti i giorni (specie certi comportamenti di servilismo da “io tiro fuori i soldi, quindi ordino comando e voglio!”). Per non parlare poi dei colleghi incompetenti, di quelli saccenti, di quelli che promettono la Luna e poi si mettono un mese in malattia, dei capi con atteggiamenti paternalistici, degli atteggiamenti maschilisti e via discorrendo (premetto che lavoro in ambienti tremendamente maschili, il che non aiuta affatto!).

    Ecco, questo te lo scrivo per dirti di non forzarti a fare qualcosa di cui non sei convinta, non è detto che soddisfazione di arrivare in fondo sia compensata da una successiva soddisfazione lavorativa! Se anche il lavoro non mi piacess credo che mollerei tutto e mi cercherei altro, buttando via tutti gli anni di università (anni, tra l’altro molto preziosi, più di una volta mi sono domandata se fermarmi alla triennale sarebbe stata una buona scelta).

    1. Grazie mille per aver espresso anche la tua opinione, Acalia!
      Questo post mi ha portato molte più cose di quanto mi aspettassi e tutti i vostri consigli e le vostre esperienze mi rincuorano. Ognuno ha vissuto, ovviamente, situazioni diverse, malgrado questo mi avete spronato a non obbligarmi in qualcosa che non sento mio. Spero di arrivare un giorno ad una soluzione, ma per ora non posso che ringraziare chi, come te, è stato in grado di offrire un punto di vista sia oggettivo che personale alla situazione.

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